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Io e la Sicilia
Giancarlo De Carlo
cm 14x21,5, ISBN 978-88-7751-142-3,
pagg. 72,10 b/n
ill. - Cod: 19998
Il volume nasce in concomitanza del conferimento della Laurea honoris causa in Lettere all’architetto Giancarlo De Carlo, celebrata l’8 ottobre 1999 presso l’Università di Catania, istituzione con la quale, insieme all’ateneo urbinate, l’architetto ha intrattenuto il più lungo e continuo rapporto di attività. Nella Laudatio a Giancarlo De Carlo, Giuseppe Giarrizzo ne traccia il percorso di vita, la sua formazione, i suoi studi, i suoi interessi attraverso un alternarsi di testimonianze e rievocazioni, fino a definirne la figura dell’intellettuale, le scelte ideologiche, la personalità creativa. E rammenta l’occasione del loro incontro, più di vent’anni fa, quando l’Università di Catania lo chiamò a far parte della Commissione giudicatrice di un concorso di idee relativa al restauro del Monastero di San Nicola, sede della Facoltà di Lettere e Filosofia.
Il volume contiene due scritti dell’Autore. Il primo intitolato “La mia esperienza della Sicilia” in cui De Carlo, attraverso un racconto suggestivo, racconta come la sua esperienza della Sicilia si sviluppò dapprima indirettamente, da quando, dopo aver vissuto i primi due anni e mezzo a Genova con i genitori, andò a vivere con i nonni paterni a Livorno i quali parlavano tra loro siciliano. Dopo un breve rientro a Genova si trasferì con i nonni in Tunisia dove gli italiani per la gran parte erano di origine siciliana. Ed è lì che fra il 33 o il 34 sentì parlare di Vitaliano Brancati, “un implacabile analizzatore delle più sottili sfumature della dualità siciliana”.
Successivamente, nel 44 a Carrara, conobbe Alfonso Failla amico di Elio Vittoriani. Fu grazie a Vittoriani, racconta De Carlo, che conobbe i più poetici misteri della Sicilia.
Rammenta che, quando nel 1979 fu invitato a partecipare allo studio di un Piano Programma per la ristrutturazione urbanistica e architettonica del centro storico di Palermo, la città si rivelò meravigliosa, nonostante le contraddizioni organizzative degli spazi urbani.
E giunge infine a narrare della sua seconda esperienza diretta della Sicilia, la più profonda e avvincente, che dura da più di vent’anni, riguardante il “recupero” del Complesso monastico, che era stato donato all’Università dal Comune di Catania con l’impegno di sistemarvi la Facoltà di Lettere e Filosofia, proposito che inizialmente gli sembrò bizzarro.
Oggi quei volumi in rovina, consumati da lungo abbandono e alterati dall’aggressione di usi impropri, sono “ridiventati spazi, di nuovo coordinati in sequenze armoniche, pieni di luce e vibranti di allegrezza”.
Sostiene l’Autore che “per immedesimarsi in una architettura significativa – comprenderla, nel senso di appropriarsene con la mente e coi sensi – bisogna entrarci dentro nel profondo, penetrare i misteri delle sue figure e dei suoi spazi; e solo allora si può essere in grado di riprogettarla”.
Così venne fuori il Progetto Guida dei Benedettini che dall’85 in poi ha cominciato ad essere realizzato percorrendo due vie parallele e strettamente complementari: quella degli interventi interni nel corpo del complesso originale “puntati a recuperare rigorosamente l’antica impalcatura morfologica e a convertirla, senza smagliarla, a sistemi di significati contemporanei” e a quella degli interventi esterni sul suo intorno immediato, “puntati a ricondurre tutto il visibile del grande complesso edificato ai modi di percezione che oggi ci sono propri, che ci consentono di distinguere i luoghi ormai senza vita contemporanea da quelli che, pur essendo antichi, nel presente hanno riacquistato un ruolo”.
Afferma, infine, De Carlo: “… Tra le mie varie esperienze della Sicilia l’ultima, di Catania, è quella che mi ha più segnato. Perché dura da ventidue anni – una vita – perché mi ha offerto la possibilità di confrontarmi con sottili e inconsuete questioni di architettura, concettuali, di metodo e strumentali; perché nel suo corso ho avuto modo di progettare e costruire proprio come io penso si debba fare: comprendendo uno spettro di idee e fatti il più ampio possibile, concentrandosi su situazioni e circostanze specifiche il più possibile, con la consapevolezza di tutto quanto nel mondo accade; percorrendo il campo del progetto in ogni direzione per non lasciare fuori niente, per raccogliere ogni frammento che possa concorrere a dischiudere significati eloquenti e durevoli. (…) anche perché lungo il suo percorso ho stretto amicizie con persone che stimo e mi sono simpatiche”.
Il secondo scritto intitolato “Racconto non agiografico su Giuseppe Samonà” ne delinea la complessa personalità e le doti che lo sostennero durante la sua attività che lo vide impegnato dapprima come docente universitario nella Facoltà di Architettura a Palermo, poi come Direttore nel processo di radicale trasformazione della Scuola di Venezia, e infine con una grande energia e passione nel Piano Programma per il Centro Storico di Palermo.
SOMMARIO
Laudatio per Giancarlo De Carlo
di Giuseppe Giarrizzo
La mia esperienza della Sicilia
Racconto non agiografico su Giuseppe Samonà
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