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Scienza e arti all’ombra del vulcano
Il monastero benedettino di San Nicolò l’Arena a Catania (XVIII – XIX secolo)
A cura di Caterina Napoleone
23x30, ISBN 978-88-7751-306-9,
pagg. 104,
ill. - Cod: 200909
È il catalogo della mostra che si è tenuta al Monastero benedettino di San Nicolò l’Arena a
Catania (1° novembre – 16 dicembre 2009).
Il monastero benedettino di San Nicolò l’Arena, insieme a quello di Mafra in Portogallo il più
grande d’Europa, nel corso del Sette e dell’Ottocento ha rappresentato, con il suo prestigio e la
sua ricchezza, l’egemonia culturale e religiosa di una comunità di monaci la cui eco ha
oltrepassato i confini dell’isola. Un luogo che, con il suo sfarzo e la sua opulenza, dai chiostri ai
giardini, dalle sontuose celle ai refettori, dalle labirintiche cucine alla maestosa biblioteca, ha
ispirato alcune delle più suggestive pagine de I Viceré di Federico De Roberto.
La mostra Scienza e arti all’ombra del vulcano. Il monastero benedettino di San Nicolò l’Arena a
Catania (XVIII-XIX secolo), accolta in quello che può essere ritenuto il ‘tempio’ del sapere dei
monaci, rievoca quella vivacità intellettuale e religiosa che si riflette appieno nei ricchissimi fondi
della biblioteca benedettina e nelle collezioni d’arte e di scienza che ne rappresentano il colto ed
elegante complemento. Raccolte che, divenuto oggi il monastero sede della facoltà universitaria
di Lettere, si conservano – ad eccezione della Biblioteca – nelle principali istituzioni pubbliche di
Catania.
La scenografica Sala Vaccarini, che con le sue scaffalature lignee e i suoi ornati architettonici può
considerarsi un simbolo della ‘rinascita’ barocca dopo il terremoto del 1693 che rase al suolo
gran parte della Sicilia orientale, diviene così l’ambiente ideale per addentrarsi nell’universo degli
studi e delle ricerche dei monaci benedettini “all’ombra del vulcano”: dalla storia all’antiquaria,
dalla botanica alla musica, dalla mineralogia alle arti decorative, restituendo la peculiare
fisionomia storica e naturalistica del monastero. Attraverso l’esposizione di manoscritti e opere
a stampa, di erbari e illustrazioni botaniche, di collezioni scientifiche e di arredi liturgici delle più
rinomate manifatture siciliane, si possono ammirare alcuni di quelli che furono i “tesori”
appartenuti alla Biblioteca e al Museo dei benedettini. Opere alle quali si aggiungono, nella vicina
chiesa di San Nicolò l’Arena, l’imponente Meridiana (1841) e il monumentale organo di Donato
del Piano (1767), su cui si esercitò lo stesso giovane Vincenzo Bellini.
In particolare, alcuni dipinti in mostra evidenziano la dimensione religiosa sempre sottesa alla
passione per gli studi e la ricerca dei monaci catanesi. Fra questi, la Sacra Famiglia del pittore
Antonio Cavallucci (1790 ca.) – esposta qui per la prima volta dopo il recente restauro – il quale
fu esponente di spicco del neoclassicismo romano, e i ritratti di intellettuali ed ecclesiastici che
riconducono nella Sala Vaccarini coloro che nel Settecento e nella prima metà dell’Ottocento ne
furono, non solo assidui frequentatori, ma anche ispiratori e promotori del primato artistico e
culturale benedettino. Da Vito Maria Amico a Placido Scammacca, da Emiliano Guttadauro a
Gregorio Barnaba La Via, da Agostino Landolina a Francesco Tornabene, ad altri eruditi e
scienziati catanesi come Francesco Ferrara e Giuseppe Gioeni che, nel complesso, esprimono il
ruolo centrale – culturale e politico – che il monastero di San Nicolò l’Arena ebbe nella vita della
Catania moderna.
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