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Le ferrovie siciliane tra arretratezza e sviluppo
(Secoli XIX-XX)
Giovanna Canciullo

16x23, ISBN 978-88-7751-409-7, pagg. 218, ill. - Cod: 201604

€ 18,00 / (L.34.853)


La strada di ferro simboleggia da sola il dinamismo dell’età contemporanea. La mancanza di infrastrutture rendeva l’Italia al momento dell’unificazione un paese ignoto alla classe dirigente. Nella penisola le ferrovie furono costruite in un contesto ambientale assai difficile costituito da un territorio prevalentemente montuoso, malarico, franoso e soggetto a calamità naturali. Questo libro racconta la storia delle ferrovie in Sicilia. Se le prime linee vennero realizzate per motivazioni commerciali legate allo zolfo e al vino, in seguito esse saranno utilizzate prevalentemente da passeggeri. Una storia economica che però rivela una dimensione politica: la classe dirigente locale infatti costruì la propria fortuna sulla domanda di infrastrutture; quasi ogni comune avrebbe lottato per guadagnarsi la sua stazione. Così come nella penisola, anche nel Meridione dominare la natura rappresentò una sfida epica per i primi costruttori stranieri. Bisogna perciò superare quel mito settecentesco della feracità naturale del Sud, cui in realtà si contrapponeva una natura ostile. I viaggiatori nordici descrivevano l’isola come un paradiso di sole e di eccezionali bellezze naturalistiche, popolato da sirene. A questa idealizzazione mitica faceva da contraltare una realtà drammatica. Un primo elemento positivo legato alla diffusione delle ferrovie fu quello di consentire il movimento degli estensori delle grandi inchieste di età liberale. Consolidare il nuovo regno significava non solo conoscerlo, ma anche rafforzare il controllo sul territorio dal punto di vista economico-militare. Le nuove infrastrutture rappresentarono un fattore propulsivo di crescita cui corrispose la nascita di banche miste e di società per azioni, grazie alle quali la borghesia meridionale passò da una iniziale posizione di rendita ad una progressiva propensione verso gli investimenti nel campo industriale. Le vicende relative alle costruzioni ferroviarie appaiono significative anche sotto il profilo culturale. Esse sollecitarono e furono una cartina di tornasole che finì per riflettere le grandi trasformazioni in atto nella società. Nella seconda metà dell’Ottocento si aprì una nuova fase storica durante la quale tramontò l’idea antica che il movimento delle popolazioni fosse legato al bisogno di lavoro. Sarebbero così state costruite nuove linee che avrebbero risposto ad esigenze di studio, svago e turismo. Entro i vagoni, inoltre, si sarebbe celebrata una rivoluzione al femminile: giovani donne desideravano sempre più viaggiare per affermare la loro autonomia. Infine, per i ceti popolari siciliani, abituati da sempre a muoversi a piedi o sui carretti, salire sui treni coincise talvolta con momenti dolorosi e laceranti, come quelli dell’emigrazione transoceanica e del trasferimento delle truppe sul fronte del secondo conflitto mondiale.

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