|
La legalità ai tempi del populismo
Giovanni D'Angelo
16x23, ISBN 978-88-7751-461-5,
pagg. 236,
ill. - Cod: 201911
La cronistoria che traccia i confini di questo saggio si conclude alla fine
del giugno
2019. Non vi trova posto, perciò, la sentenza della Corte Suprema
britannica del
successivo 24 settembre, emessa quando il libro era in corso di stampa. La
cui
menzione è però d’obbligo a margine di una riflessione esplorativa le cui
parole
chiave sono legalità e populismo.
La sentenza dei giudici inglesi ha, infatti, sancito l’illegalità della
sospensione del
Parlamento voluta dal premier Boris Johnson, leader di un populismo
autoritario
arrogatosi il potere di mettere a tacere per cinque settimane la voce della
Camera dei
Comuni. E ha confermato che, nella nazione che otto secoli fa concesse ai
sudditi,
con la Magna Charta Libertatum, il primo Statuto dei diritti, la legalità è
l’architrave
del sistema costituzionale che legittima il potere giudiziario a dare l’alt
allo
straripamento del potere esecutivo e a riconoscere al legislativo la
pienezza del suo
ruolo sovrano. Così garantendo il funzionamento di uno dei principi cardine
della
democrazia rappresentativa: il confronto paritario dei poteri dello Stato
coerente con
la tripartizione teorizzata da Montesquieu.
Che è uno dei principi evocati in questo saggio-diario la stella polare del
cui orizzonte
è la Costituzione del 1948. Coi valori che ne costituiscono l’humus
ideologico,
culturale e politico, fonte di diritti ormai radicati nella Costituzione
materiale, tutti
legati al fil rouge della legalità dall’intreccio composito in cui
si risolve la
persistente crisi della democrazia e delle sue componenti tradizionali, i
partiti politici
per primi.
I nodi di questo intreccio evocano il confronto, che spesso è contrasto,
tra legalità e
legittimità che il richiamo ai principi e ai valori della Costituzione
compone con
crescente difficoltà. Gli eventi e i risvolti politici, etico-sociali e
giuridici in cui, nel
contesto attuale, si risolve questa dialettica sono illustrati nelle pagine
del volume e
ne sono la cronaca che può leggersi come “la prima bozza della Storia”.
|